sabato 28 giugno 2014

La sosta (festa del primo maggio) (primavera 2014)

Viale dei Colli si snoda geometrico.
Ma come sono...
La vita umana è agghiacciante.
Ricchezza dello spirito. La mente.
Rallenta.
Mi fermo? Il tempo è la forma del...
Il pensiero è, la forma è,
del sè stesso, o era...
Via mi fermo. Poi
mangio, meglio qui.
Il sudore addosso, esausto
degli amici laureati
d'altri, sessualizzati,
vitrei: la festa di oggi. Mi fermo
nel vento cavo della vetta,
a San Miniato al Monte,
a camionate i turisti sul piazzale,
come la vertigine d'Abelardo
- prima e dopo -
si squadernò sola
nella follìa di Notre-Dame.
Lui, lei, lui, lei, lei,
occhi da orientale
"che nascondono emozioni e
sguardo limpido d'aprile",
a scanner,
darkly, in the grotto,
to incubize a Delfo fiorentina
- vitrei;
ove poi esplode una stella danzante,
del caos primordiale,
e mi ci calassi, magari,
stark raving mad, contento
di questi accordi lunari
(io monitor neon ragazzino),
che sulla scalinata risonan,
a tanta parte della città;
guardala: lì,
che s'apre ben bene, rotonda,
primordiale, dal passato che è,
al futuro che sarà stato... o
com'è che era? Si protendeva?...
Ma che vento, veramente, ora mi porta via, via,
- ma che freschino -
e chissà, eh, se dopo lo scriverò,
(un bar)
con la paratassi d'Ezra e Adorno,
o senza,
wrought, la foudre, Byron,
classico ottocento.
O mai.
Solo,
con la folla che brusìa cocciuta,
sbrodolante sulle note, sento...
un'emozione - buono via -
forse.
Santo vuol dir separato;
colare, così, a picco, lento.
Pago.

Come sono solo. Che ore sono?
Verso le otto, mangiato un panino,
ho speso qualcosa alle porte della notte.
La macchina, sopra, dai frati,
via via andiamo: farò
a casa, giù,
là sotto.

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