mercoledì 11 giugno 2014

La deiezione come cifra nazionale (parte II)


Suffragio come sado-masochismo

Riflettendo giorni fa sull'ubiquità della figura fecale nel turpiloquio nostrano, mi è venuto spontaneo collegarla ad un'altra riflessione che avevo fatto in precedenza: l'idea che il popolo italiano, prima ancora che per la "disonestà" o per la "furbizia" (luoghi comuni non privi di fondamento), si caratterizzerebbe per un profondo e sotterraneo masochismo. Infatti, ricordandomi le osservazioni di Freud, mi è parso abbastanza notevole che lo psichiatra austriaco parlasse della genesi del sadismo e del masochismo proprio nella cosiddetta "fase anale" - cioè la fase in cui il bambino scopre per la prima volta al tempo stesso le feci come oggetto interno-esterno e i rapporti di potere-dominio. L'ipotesi intepretativa che allora mi è venuta spontanea sarebbe la seguente: il popolo italiano - inteso come massa che agisca in modo irriflesso e/o ideologico - si caratterizzerebbe per una ricorrente tendenza a volersi affidare a "uomini forti al comando" non per semplice "ingenuità", ma sapendo in realtà già in anticipo che il soggetto di volta in volta prescelto non è adatto a tale ruolo e anzi è già predisposto a usarlo a danno della collettività. Il fascismo sarebbe la cifra modello di questo processo, e solo e specificamente in questo lo si dovrebbe distinguere dal nazismo, che invece nasce immediatamente totalitario e rivolto verso il nemico Altro che totalizzi il desiderio impossibile (nella fattispecie l"ebreo"). L'idea è quindi che l'italiano sarebbe in qualche modo condizionato a concepire il potere come strettamente legato alla merda, cioè al piacere del dominio spietato e senza resto che verrebbe esercitato da un simulacro del "padre" - per il tuo bene. Il sintomo qui sarebbe proprio la diffusione eccezionale di questa specifica metafora oscena.

In questa ottica si potrebbe quasi arrivare a dire che il fatto che i politici rubino sarebbe più un qualcosa che essi farebbero per dimostrare a sè stessi che hanno una qualche possibilità di agire come individui, invece che come oggetti del piacere perverso altrui ("governare gli italiani non è impossibile, è inutile"). In questa ottica si potrebbe anche spiegare l'emergere attuale del turpiloquio sulla scena pubblica come un sintomo che ci stiamo avvicinando ad un emergere più in chiaro di questi fenomeni. Infine, forse, in questa ottica si dovrebbe leggere il rapporto secolare e del tutto speciale del popolo italiano con la Chiesa e, in particolare, col Vaticano (il che aprirebbe l'ampio capitolo "cattolicesimo e masochismo").

Sono solo spunti, come del resto l'idea in generale. Ma penso che sia importante farla finita con l'idea che le assurdità politiche nostrane siano solo segno che "gli altri" in genere siano "stupidi" e/o "stronzi" (appunto), perché questo modo di pensare inevitabilmente favorisce ulteriormente l'atomizzazione, condannando proprio le persone che potrebbero differenziarsi ad auto-esiliarsi in immaginarie torri d'avorio. Perché il "nemico della patria" non è mai il dittatore di turno, ma le condizioni sociologiche, storiche e psicologiche che lo hanno messo in quel posto.

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