domenica 13 aprile 2014

La bellezza che amo

Lo scenario è la mia prima giovinezza; il tema è l'amore sensuale come auto-trascendimento del corpo in un'esperienza creativa puramente umana. Stavo in un monastero buddhista a fare un ritiro di meditazione. Lì incontrai una volontaria, di origini asiatiche, le cui carni rosee e gli occhi perfetti stimolarono in me reazioni kundaliniche inconsulte. Pensieri impuri che ti assalgono in un ritiro buddhista: storia dell'umanità storica. Non le parlai mai, ma scrissi una poesia, di getto, che poi lasciai su un davanzale del monastero-castello, in un impeto di romanticismo decadente che - ma non l'avrei mai ammesso - già gridava vendetta contro ogni forma di religione. Da allora questa piccola manciata di settenari è rimasta come una sorta di vessillo ad indicarmi una concezione della bellezza tanto immatura e astratta - appena abbozzata, come un germoglio - quanto, per qualche ragione, per me sempre attuale.


La bellezza che amo è
di quell'unico corpo
steso fra terra e cielo
allo sguardo una sera
offerto, sì qual vero,
senza resto, un fiore.
Di lì nei miei pensieri
e nel cuore diventa
apertura, nè invano
al momento m'appare
quella carne coi drappi
e gli odori a giacere.
Vuoti sì, certamente,
ma pieni dell'acque
onde alle volte io stesso
ebbi la vita, io pure
corpo maturo al sole
a cadere nel fumo.


“È per me una melanconica felicità vivere in mezzo a questo gomitolo di stradicciuole, di miserie, di voci: quanto piacere, quanta impazienza e brama, quanta assetata vita e ebrezza della vita si rivelano qui in ogni istante! Eppure, per tutti questi esseri tumultuosi che vivono e hanno sete di vita, ci sarà presto tanto silenzio! Come alle spalle di ognuno sta la sua ombra, la sua cupa compagna di viaggio! È sempre come nell’ultimo momento, prima della partenza d’una nave di emigranti: abbiamo da dirci più cose che mai, l’ora incalza, l’oceano con il suo desolato silenzio attende impaziente dietro questi rumori, così bramoso, così sicuro della sua preda! [...] Come è strano che questa unica sicurezza e solidarietà non abbia quasi nessun potere sugli uomini, e che essi siano ‹ben lontani› dal sentirsi quasi la confraternita della morte! Mi rende felice vedere che gli uomini non vogliono assolutamente intrattenersi nel pensiero della morte! Sarei ben contento di far qualcosa, per rendere loro il pensiero della vita cento volte ancora ‹più degno di esser pensato›.ˮ

F. Nietzsche, La gaia scienza

(Ma questo pensiero brancolante, così vago e fallibile, lanciato verso l'orizzonte irraggiungibile e perciò stesso così infinitamente voluttuoso - non è esso stesso il cuore della poesia?
Ma se così stanno le cose - dove sta, la poesia, in questo scritto che vi ho appena consegnato?)

Nessun commento:

Posta un commento